La cultura della partecipazione

La cultura della partecipazione

Viviamo in un periodo storico in cui proliferano a dismisura eventi culturali. Ci sono festival di musica, letteratura, architettura, filosofia. Tutti hanno lo scopo di valorizzare il territorio e approfondire il senso di appartenenza ad un luogo di una determinata comunità. Le città parlano, si fanno conoscere attraverso questi progetti – che spesso hanno alle spalle le voci dei cittadini – e diventano una proiezione della città sociale. Sulla scorta di questo riflesso, si fa sempre più strada l’idea di cittadinanza attiva, rappresentativa di una verve più dinamica dell’individuo, che da solo titolare di diritti e di doveri, si trasforma in energia creativa e produttiva della città. Assume rilievo, quindi, l’attività di partecipazione. Ma cosa vuol dire partecipare ad un evento culturale? 

Partecipare ad un evento culturale è, innanzitutto, un atto collettivo che favorisce l’incontro, l’aggregazione, il confronto fra soggetti. Gli incubatori culturali hanno il merito di potenziare i rapporti umani inserendoli in una fitta rete di relazioni d’insieme che guardano all’agire, orientato verso il marketing urbano. Non bisogna confondere la partecipazione con la semplice consultazione cittadina. Quest’ultima è una raccolta di informazioni o pareri, invece, la partecipazione nasce sempre da un atto collettivo, da un modo operativo attento e responsabile di prendere decisioni valide per l’intera comunità.

Il soggetto quindi passa dall’essere il semplice fruitore dell’evento, del festival o dello spettacolo performativo, all’essere parte integrante del processo organizzativo, assumendo il ruolo di co-realizzatore. Si sta costruendo una nuova coscienza della partecipazione, svincolata dalla delega passiva, e incentrata sui soggetti portatori di interessi, che insieme danno vita a processi di co-design, focalizzati sulla co-progettazione di un concept.

Affinché si realizzi un atto collaborativo condiviso tra designers e utenti finali è necessario che le interazioni fisiche e sociali nel momento della partecipazioni siano inclusive. Le esperienze, le idee, le valutazioni e le persone interessate entrano in connessione tra loro e con il contesto territoriale. Aumentano le visioni, gli input, le prospettive e diminuiscono i casi di cattiva progettazione, disuso e disinteresse all’evento. Si progetta conoscendo la città nei minimi dettagli; valorizzando potenzialità e aspirazioni dei cittadini.

Le manifestazioni culturali hanno una struttura solida se sostenute da radici profonde, che sgorgano dalla città, dal suo interno, dall’incontro tra sapere e culture differenti. Gli eventi direzionano verso lo stesso obiettivo esperti del settore e non professionisti, che  sinergicamente giungono a realizzare nuove forme organizzative di cultura. Si intercettano linguaggi artistici sperimentali, autentiche idee di design, proficue relazioni virtuose che sollecitano l’espansione del pensiero creativo. Il fulcro della partecipazione non è la presenza passiva al movimento culturale ma il rapporto di integrazione dialogica tra utenti e progettisti, volto a produrre elementi di conoscenza non solo riguardo agli spazi ma, anche, in relazione a quanto avviene all’interno degli stessi. Diventa fondamentale ascoltare le persone, entrare in contatto profondo con loro, prestare attenzione ai loro racconti. Se i soggetti producono conoscenza, il progettista invece rafforza il legame tra cittadino e spazio, rendendolo consapevole del perché determinati luoghi o specifiche attività assumono rilievo all’interno del territorio. 

In questa dinamica partecipativa s’insinua la riqualificazione urbana che recupera e rivitalizza territori degradati o vuoti urbani. Il territorio è ripensato secondo canoni differenti, grazie alla partecipazione in fase decisionale dei cittadini interessati, che positivizzano le risorse del paese mirando, oltretutto, ad uno sviluppo economico e sociale dello stesso. Rigenerato uno spazio, come si fa ad attribuirgli identità? Gli eventi culturali, le manifestazioni, le performance sono ottimi dispositivi identitari, all’interno dei quali un luogo si anima e si riconosce. Rigenerazione urbana, innovazione culturale e partecipazione sono saldamente collegate. Alla base di questi tre fattori c’è l’unione di idee, che delinea la forma più autentica di cultura: quella dell’ascolto e della progettazione condivisa. 

Isabella Capozzi